unnamed-2“Le donne incinte non dovrebbero leggere libri che trattano di gravidanza e parto. Dovrebbero, piuttosto, guardare la luna e cantare al loro bimbo in grembo”.

Michel Odent

Ho sempre ascoltato tanto e letto quante piú cose sono riuscita a trovare riguardo l’allattamento, senza sapere peró, che non esiste scuola o libro che possa prepararci a questa grande impresa.

Durante la mia seconda gravidanza, che quasi quattro mesi fa ci ha portato il piccolo Ludovico, ho pensato e ripensato all‘allattamento, cosa che purtroppo avevo totalmente sottovalutato prima dell’arrivo di Bianca, la nostra prima bimba.

Prima di restare incinta la prima volta, non avrei mai immaginato a quanta cura e attenzione avrei dovuto apportare al mio seno (già abbondante di suo), dopo la montata lattea. Non ero assolutamente preparata. Non sapevo che si sarebbero potuti formare ingorghi e il seno avesse potuto arrivare a dolere così tanto solo sfiorandolo, per non parlare dei capezzoli.

Tante le cose che avrei cambiato appena nata Bianca: la prima, la confusione di troppe persone intorno a noi, che chiacchieravano e si chiedevano a chi somigliasse, irrispettose del suo bisogno primario, quello di accoccolarsi sul seno di sua madre, riposare e continuare a creare quel legame profondo. La seconda, è quella di aver messo me e mia figlia in secondo piano permettendo a chiunque di prenderla e toccarla, anche quando non avrei voluto.

Il mio rimpianto più grosso è di non essermi preparata sufficientemente in gravidanza e, per questa mia insicurezza, ho dato modo a chiunque di dire la sua opinione perfino quella di impormi come metterla durante le poppate e addirittura quale crema utilizzare e quale no.

Se ripenso alla bambina che ero, spaesata, ed innervosita ma troppo stanca per reagire, bisognosa solo di un momento di intimità con la mia famiglia ma ancora incapace di esigere e prendermi i miei spazi, provo un’immensa tenerezza.

Ricordo gli ormoni sballati, le infermiere poco sensibili, mancanza di una figura femminile familiare che potesse sostenermi. Ricordo che speravo che mia figlia dormisse un pò piú a lungo perchè svegliarla avrebbe significato attaccarla al seno, e attaccarla al seno significava ragadi, sangue, pianti, dolore. Per gli ingorghi per fortuna esisteva il tiralatte elettrico che mi ha letteralmente salvata da un esaurimento nervoso.

Così al terzo mese di Bianca, non attaccandola piú e  in assenza della suzione che stimola la produzione di latte, il mio latte è andato via.

Questa esperienza però, ha avuto un lato positivo: mi ha permesso di allattare il mio secondo bimbo, arrivato solo qualche mese fa.

Ludovico è nato nello stesso modo e nello stesso ospedale dove è nata anche sua sorella; ma a differenza di allora, l’équipe medica stavolta era veramente attenta, precisa ed empatica.

Stesso percorso: ingorghi, ragadi, tiralatte.

La differenza è stata che io, con una maturitá diversa, ho preso in mano la mia situazione senza permettere a nessuno di interferire, ma prendendo quanti più consigli potevo per poi applicarli come ritenevo più opportuno.

Con Ludovico è stata forse ancora più dura, ma non mi sono arresa! Volevo assolutamente trovare quel lato bellissimo di cui molte parlano di questo gesto d’amore.

Anche con lui non sono mancate mastite, febbre alta e un’altra bimba di cui occuparmi. Ammetto che stavo per cedere anche stavolta. Dopo la terza volta che avevo fatto guarire i capezzoli, lui li aveva rispaccati di nuovo. Guardavo video, leggevo forum, chiedevo in giro. Alcune mi dicevano che mi avrebbe  sempre fatto male, altre che mi si sarebbe rovinato il seno, che non potevo né bere né mangiare quello che mi pareva e quindi mi suggerivano di lasciar perdere. A volte allibita da alcune affermazioni, altre dispiaciuta, altre speranzosa che queste persone avrebbero capito di cosa parlavo un giorno, ho continuato per la mia strada, aiutata tantissimo anche dal mio compagno che é un marito ed un padre presentissimo

Finché il giorno decisivo é arrivato! Quando, totalmente sfiduciata e arrabbiata con me stessa perchè non riuscivo a fare quello che tante madri fanno così tranquillamente, e sentendomi totalmente incapace come madre, ho incontrato l’ostetrica, deliziosa e alla mano, che aveva fatto nascere Bianca ormai 3 anni fa, e che aveva seguito i monitoraggi di Ludovico.. che mi disse molto tranquillamente “ma dai riprovaci vedrai che andrá bene, dai!!!”

Così tornata a casa, carica di fiducia e di positivitá, attacco il bimbo al seno e non sento niente! Nessun dolore! Improvvisamente l’allattamento aveva deciso di “funzionare” anche con noi!

Sono convinta che la vera differenza l’abbia fatta il mio approccio, il mio non stare lí tesa ad aspettare di sentire quel dolore lancinante. Era quasi come se in quel modo lo chiamassi! Mi ero predisposta nel modo giusto, psicologicamente convinta e pronta perchè avevo capito che per mio figlio il mio latte era la cosa migliore. È stata una vera sfida con me stessa, che ho vinto! Con questo non voglio assolutamente giudicare chi utilizza il latte artificiale, soprattutto perché nessuno di noi conosce i motivi e ció che spinge una madre a scegliere ció che piú ritiene giusto, peró.. sento di dover dare il mio contributo a tutte quelle mamme che si sentono come mi sono sentita io quando ho pensato di non saper nutrire mio figlio, perchè per me non esiste cosa piú bella che possiamo fare per loro, è un dare per riempirsi di amore.

Spesso di tante cose non siamo a conoscenza, come per me, che, non mi vergogno a dirlo, non sapevo che il latte materno fosse ricco di anticorpi. L’averlo saputo  mi ha stimolata a provarci ancora. Infatti nel mio caso, la sorellina andando all’asilo si ammala spesso, lui peró è protetto e finora ancora non ha preso influenze virali!

Il rimorso che mi porto dentro per non aver avuto la stessa tenacia anche con mia figlia è sempre grande, ma è proprio questo che mi ha permesso di non giudicare mai chi ha avuto esperienze diverse dalla mia.

Essere diventata madre la prima volta mi ha insegnato tanto amore, mentre con la seconda ho capito quanto sia molto più profondo dare che ricevere.

 

Maria Sole

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