IMG_0840La maternità

“Che pancione enorme! Devi partorire a breve?”

“No, veramente sono al settimo mese!”

“Ah!”
Ecco, cominciano da qui, quando ancora i nostri pargoletti non sono nati, le valanghe di commenti o “consigli” non richiesti. La maggior parte da donne, perché diciamocelo, siamo le migliori nemiche di noi stesse!
A me in gravidanza è capitato spessissimo di incontrare donne nel mio stesso stato a volte anche con il termine che coincideva col mio. Beh una gara: a chi aveva più malesseri, a chi aveva preso più kg, a chi scalciava di più, a chi cresceva di più! Ancora non erano nemmeno nati ed erano già in competizione tra loro!

Persino la forma della pancia, perché sì, per loro il ginecologo è superfluo, loro ti riescono a dire anche il sesso del bambino senza bisogno di ecografie!

Certe volte preferivo evitarle di gran lunga, vivermi la mia gravidanza senza pensare a nulla.

Il parto
Poi arriva il momento dei momenti (che per me è avvenuto alla trentottesima settimana quando ho rotto le acque). Da giorni dicevo che non avrei finito il nono mese, che sentivo che sarebbe arrivato prima, ma niente, il mio sentore non valeva nulla a confronto dei loro commenti, perché solo a pancia scesa si può dire quando si partorirà!
Nonostante avessi avuto alcune perdite nella notte, in attesa della visita, si sprecavano i soliti commenti: “sarà un falso allarme, la pancia é troppo alta!” … perfino dopo che avevo rotto le acque. Cosa potevo rispondere? Nulla. Il silenzio è l’arma migliore.

Poi finalmente la magia. Io la assaporavo già nell’attesa. Avete presente l’immagine delle cullette che escono dalla sala parto? Le vedevo passare e sentivo il profumo della vita, un profumo che avrei conosciuto di lì a poco.

Forse è questo il motivo di tante chiacchiere al vento in maternità. Tutte quelle inutili parole non sono che una piccola parte di qualcosa di meraviglioso che sta per arrivare: l’amore.

Che fosse il prezzo da pagare?

(Saranno finite qui? Uhm voi che dite?)

Continua…

Mirella Di Trani

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