logo03Ciao Adele, oggi su www.Mavie.it parliamo di parto in casa, spiegaci cosa ti ha portato, nel tuo percorso, a svolgere questa professione ed a intraprendere il ruolo di ostetrica a domicilio.

Sarò sincera nel rispondervi a questa domanda..non posso dirvi che ho sempre saputo che avrei fatto l’ostetrica, non posso mentire dicendo che è stata la mia vocazione fin da quando ero bambina! Diciamo che dopo la formazione superiore (Liceo delle Scienze Sociali) ho capito che avrei voluto lavorare in ambito sociale, ma non pensavo all’ostetrica..anche perchè non sapevo che l’ostetrica svolgesse un ruolo sociale, ero convinta, come molti ancora sono, che l’ostetrica fosse “colei che fa nascere i bambini”: oggi sostengo fortemente che quella figura sia la Madre e non certo l’ostetrica; è la Madre che mette al modo il proprio figlio!

Così, dopo l’esame di maturità mi sono messa a riflettere su cosa avrei potuto fare e dopo una bella chiacchierata con mia madre ho avuto l’ispirazione, mi sono informata sulla figura professionale dell’ostetrica e ho deciso di provare il test d’ammissione.

A Marzo del 2011 mi sono laureata a Perugia dopo aver svolto una formazione universitaria piuttosto valida ma dove ho potuto sperimentare solo un tipo di ostetricia: quella ospedaliera, spesso anche molto medicalizzata. Durante il percorso universitario mi sono chiesta spesso se quello fosse l’unico modo di essere ostetrica, leggevo molto: M. Odent, F. Leboyer, V. Schmid, I.M.Gaskin..  e capivo che “l’ostetricia moderna” stava perdendo per strada qualcosa di irrinunciabile. Spesso in ospedale l’assistenza alla donna ed il parto perdevano il senso magico, si perdeva tutto ciò che di sacro c’è in un evento così miracoloso e soprattutto veniva depersonalizzato, la medicalizzazione rende tutto “uguale” ed i protagonisti non sono più la madre il padre ed il neonato ma il ginecologo, l’ostetrica e le infermiere, ciò determina un cambiamento radicale, un’inversione di rotta..

Il potere generatrice della donna non viene “sfruttato”, la donna spesso in un ambiente così freddo e adrenergico come quello ospedaliero (per esempio luci molto alte, odore non familiare, ricordi negativi o tristi, paura legata a racconti o vissuti, poca empatia con il personale conosciuto in quel momento…) non riesce a lasciarsi andare alle onde delle contrazioni, non riesce ad entrare in quello stato endorfinico tipico di un travaglio fisiologico ed efficace..la madre rimane così molto vigile ed attiva mantenendo alta la parte razionale e bassa quella istintiva causando spesso rallentamenti nel travaglio o distocie. Ed è così che si entra in quel circolo vizioso fatto di interventi gran volta dannosi che vengono usati senza un reale bisogno, senza una documentata necessità: uso di ossitocina sintetica, episiotomie, cesarei, kristeller, uso inadeguato di analgesia epidurale..

A fine agosto dello stesso anno ho sposato Alessandro e mi sono trasferita nella sua città: Genova, città nella quale vivo e lavoro.

E’ qui a Genova che ho iniziato bene a capire che tipo di ostetrica volessi essere, dopo due anni di volontariato in un piccolo ospedale nel Levante (ospedale di Lvagna) ho deciso che volevo tentare di svolgere la libera professione, mi sentivo pronta per iniziare questo percorso accanto alle donne spesso a casa loro: luogo speciale dove incontrarle e dove lavorare!

Non ho iniziato subito con l’assistenza dei parti in casa ma piuttosto con il sostegno all’allattamento ed al puerperio, momento speciale e delicato nel quale le donne sono spesso abbandonate e senza un sostegno adeguato, lavoravo anche molto sul perineo e sulla rieducazione del pavimento pelvico (argomento della mia tesi di laurea), organizzavo corsi di accompagnamento alla nascita…

Nell’inverno del 2013 ho incontrato Emanuela Rocca (ostetrica libera professionista genovese attiva sul territorio da diversi anni) e con lei abbiamo iniziato a pensare ad un lavoro di gruppo, così nel giro di pochi mesi insieme ad Alessandra Parisi, Teresa-Lin Simonazzi, Elisa Casazza abbiamo deciso di collaborare, grazie anche all’aiuto e al supporto indispensabile di Debora Manunta (amministratrice unico e mamma appassionata e sostenitrice del progetto) sono nate Le Maree: una cooperativa sociale.

L’8 Marzo del 2015 abbiamo così inaugurato la prima casa maternità della Liguria.

Il timore più grande quando si pensa al parto in casa è quello di eventuali complicanze e la mancanza di strumenti ospedalieri, puoi raccontarci la tua esperienza riguardo a questo?

“Al di la dell’esperienza personale, va anzitutto fatta una premessa importante, ovvero che la maggior parte delle complicanze che possono presentarsi durante un travaglio o un parto sono causate in buona parte dalla medicalizzazione della nascita, dal voler a tutti i costi controllare ed indirizzare un evento naturale ed istintivo che in quanto tale meno lo si disturba interferendo dall’esterno e meglio procede.

Il travaglio è governato dagli ormoni secreti dal nostro cervello arcaico, sede dell’istinto, tutto ciò che stimola il cervello “nuovo”, sede del controllo e della razionalità, (paura, imbarazzo, ansia, preoccupazione, ma anche distrazioni varie, luci e rumori forti, scarsa comunicazione o comunicazione errata o interventi o manovre mediche non richieste o non giustificate), va ad inibire l’attività del cervello arcaico e quindi la produzione degli ormoni del travaglio, rallentandolo o inibendolo…

Detto questo è facile comprendere come il parto in casa sia potenzialmente più sicuro sotto questo punto di vista. Va aggiunto inoltre che non tutte le donne possono partorire in casa: viene infatti effettuata un’attenta selezione, dinamica e continua che inizia durante la gravidanza e procede durante il travaglio stesso, secondo linee guida nazionali ben precise e basate sulle prove di efficacia (www.nascereacasa.it).

Nel momento in cui le ostetriche valutano che le condizioni materno-fetali non sono  adatte per la prosecuzione del travaglio e del parto a domicilio la futura mamma viene trasferita in ospedale o esclusa dal parto domiciliare, prevenendo così l’emergenza vera e propria (raro motivo di trasferimento grazie alla capacità di prevenire tale situazione da parte delle ostetriche).

Ovviamente in quei rari casi in cui la madre o il neonato necessitano di assistenza urgente in attesa dell’arrivo del 118, precedentemente preallertato e pronto ad intervenire, le ostetriche sono in grado di intervenire garantendo alla madre o al bambino la prima assistenza grazie ad una formazione in costante aggiornamento sulle principali emergenze e grazie a strumenti e farmaci a disposizione per tali evenienze, sempre presenti nella borsa ostetrica, ci tango sempre a sottolineare che il parto in casa nel 2015 non è affatto paragonabile a quello del dopo guerra, non è affatto un ritorno al passato, le conoscenze scientifiche e gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi sono indispensabili per garantire i più alti criteri di sicurezza e il maggior benessere materno-fetale.”

Il ricordo della nascita di un figlio è impressa per sempre nell’animo di una mamma ed il parto nella propria casa può donare un ricordo molto coinvolgente rispetto all’ambiente di un ospedale , raccontaci secondo te le differenze con pregi e difetti. 

Casa propria è il luogo più intimo e personale che ci sia. Privacy e intimità sono una garanzia per un migliore e indisturbato avvio dell’allattamento e del rapporto di attaccamento tra madre e neonato: nel proprio ambiente, con le proprie cose a disposizione, i propri odori, nessuna interferenza, nessun orario o protocollo impartito dall’esterno, la massima libertà di espressione senza il timore di disturbare una vicina di letto o l’infermiera di turno per richiedere sostegno e aiuto.

In ospedale l’ostetrica che assisterà il tuo travaglio e la nascita di tuo figlio spesso la conosci sul momento, potrebbe anche cambiare turno e doverne conoscere un’altra magari mentre stai iniziando a spingere e quel rapporto di continuità e fiducia reciproca che dovrebbe accompagnare la donna fino al parto viene inevitabilmente interrotto: occorre ri-conoscersi da capo e ri-stabilire l’equilibrio e la confidenza che si era creata con l’ostetrica appena smontata. Stessa cosa avviene dopo la nascita e capita sovente che ad ogni turno vengano impartiti alla neomadre consigli diversi circa la medesima situazione, creando confusione e frustrazione in un momento invece così delicato.

Per non parlare del vissuto del travaglio stesso quando viene imposta una posizione o viene impedito il libero movimento o la libera espressione o quando vengono imposte tempistiche rigide e innaturali senza giustificazione.

A casa propria è la madre stessa la regista del proprio parto. Chi la assiste lo fa nel pieno rispetto delle sue esigenze e della sua capacità di espressione, senza neanche doverle chiedere cosa essa desideri, poiché la precedente conoscenza reciproca fornisce all’ostetrica gli strumenti per sapere come accompagnarla nel modo migliore per lei e fornisce ad entrambe i benefici di quel linguaggio non verbale che permette di capir(si) al volo solo da un’occhiata o da un atteggiamento o un’espressione.

E poi perché non parlare del contesto familiare, dell’evento sociale del parto, in casa la madre può scegliere di avere con se il proprio compagno che svolgerà un ruolo centrale, non sarà “alle spalle della madre a tenerle la testa quando l’ostetrica le dirà di spingere” ma sarà con lei, accanto o difronte o se vuole in acqua con lei..e gli altri figli potranno partecipare alla nascita del fratello o potranno arrivare dopo poco e stare con loro senza vivere il distacco che l’ospedale porta con se.

Il tutto condito dal pieno rispetto di tempi e modi, grazie ad una vigile ma discreta e rispettosa sorveglianza delle ostetriche che garantiscono sicurezza ma non interferiscono ne disturbano un evento così speciale.”

Se ti va raccontaci un episodio di parto in casa di cui hai un ricordo significativo.

E’ difficile per me scegliere di raccontare una nascita in particolare..mi sono sempre molto emozionata nel partecipare al momento miracoloso e magico del primo sguardo..mi sono sempre sentita privilegiata nel poter respirare quella magia..

Se ne devo scegliere una vi racconto la nascita di J., o meglio la ri-nascita di sua Madre..

Sì..perchè quella oltre ad essere stata la nascita di uno stupendo cucciolo d’uomo è stata la nascita di una nuova Madre e di una nuova Donna.

Ci contattò intorno alla 20°settimana della sua seconda gravidanza, sapeva che assistevamo parti in casa e voleva conoscerci.

Al primo appuntamento arriva accompagnata da M. il suo amato compagno di vita, ci raccontano della loro bella storia d’amore e poi iniziano subito a parlare della nascita del loro primo figlio T., ci mostrano la cartella clinica del parto e dei giorni di degenza ed iniziano a raccontarci come mai vorrebbero partorire in casa.

Neanche tre anni prima aveva infatti partorito il suo primo figlio, una nascita che l’aveva lasciata molto segnata sia fisicamente che psicologicamente.

Ci racconta del travaglio fatto a casa con M., dell’arrivo in ospedale quasi a dilatazione completa e della serie di procedure che lei ricorda come una vera e propria violenza: l’hanno spogliata velocemente, le hanno iniziato a chiedere di spingere (ma lei non sentiva affatto il bisogno di farlo), non le hanno consentito di stare a carponi (posizione che aveva assunto per assecondare meglio le contrazioni e poi le spinte) ma l’hanno posizionata sul lettino ginecologico, le hanno eseguito un’episiotomia (che le ha dato poi seri problemi), hanno tagliato subito il cordone, le hanno eseguito il “massaggino” (sue parole) per la fuoriuscita della placenta..

Mentre ripercorre questo vissuto le vengono le lacrime agli occhi e le si spezza la voce, ci dice che non si è sentita capace di mettere al mondo il proprio bambino, ci dice che non vuole più tutto questo, ci dice che vuole vivere una nuova nascita, differente, rispettata, senza interferenze e soprattutto senza violenza ingiustificata.

Così inizia il percorso verso questa nuova Nascita.

Abita a quasi un’ora da Genova ma, nonostante ciò, durante la gravidanza riusciamo ad incontrare lei e M. diverse volte, lavoriamo molto sul loro vissuto precedente, valutiamo il procedere della gravidanza, ascoltiamo i loro bisogni, incontriamo anche il loro primo bimbo T., perché forse parteciperà al parto e sicuramente è bene che ci conosca e che anche se piccolo venga coinvolto in questa esperienza.

Tutto procede al meglio e la mattina del 16/05 iniziano le contrazioni, Alessandra, Elisa ed io arriviamo a casa loro per le 11.30, il travaglio deve ancora iniziare..ancora le contrazioni sono irregolari e J. è molto serena. M. nel frattempo ha gonfiato la piscina e sta iniziando a riempirla perché J. vorrebbe tanto partorire in acqua!

Dopo neanche mezz’ora dal nostro arrivo inizia il travaglio, le contrazioni si fanno più ravvicinate e più intense, T. (il primogenito) è uscito con i vicini di casa (una coppia di signori stupendi e gli unici a sapere della scelta di J. e di M. di partorire in casa!).

Entra nella vasca per il parto che è stata posizionata nella cameretta dei suoi bambini, ci dice che sarà bello poter dire a suo figlio che è nato nella sua cameretta!, sono più o meno le 12.30, fuori c’è una giornata calda di primavera, J. ci chiede solo di chiudere le persiane e la finestra, vuole stare sola, non vuole essere massaggiata, non ha fame, è serena e si dondola nell’acqua.

Andiamo ogni quarto d’ora ad ascoltare il battito (così come raccomandato dalle linee guida sull’assistenza al travaglio e al parto fisiologico).

Alle 13.40 M. prepara una super carbonara (che però verrà mangiata fredda!), perché dopo poco si rompe il sacco, ora le contrazioni ora sono molto forti, J. ha bisogno di averci lì con lei inizia ad essere insofferente e agitata, forse il ricordo del primo parto si fa sentire e la spaventa (?!)..chissà..così iniziamo intorno a lei a vocalizzare..è lei che dirige il coro e ci dà il ritmo della respirazione..la stanza è buia, si sentono gli uccellini e le capre e le nostre vocalizzazioni..un cerchio di donne intorno a lei, M. è lì con noi, ci guarda e rimane incantato dalla magia che si sta creando.

Alle 15 J. inizia a sentire bisogno di spingere, abbiamo messo uno specchio in acqua così da poter vedere la testa che piano piano affiora e J. si tocca e felice dice di sentire la testina del suo bambino sono le 15.20, dopo poche spinte nasce J. in acqua, le lo prende subito in braccio e lo ammira innamorata, il miracolo della vita si è realizzato!

Alle 17 circa arriva T. con un mazzo di fiori stupendi per la sua adorata mamma che lo aspetta nel lettone con il piccolo J. appena nato (una scena che riempie il cuore di gioia!).

Dopo poco arrivano i nonni increduli e felici e si festeggia con una buona bottiglia di spumante!!

Come mai vi ho raccontato questa nascita?!

Perché  è stata una nascita dolce, dettata dai tempi della Madre e del Bambino e dai loro bisogni, una nascita che rispetta Madre Padre e Neonato, una nascita indisturbata da protocolli rigidi da procedure standardizzate, una nascita sicura e fisiologica dove le ostetriche hanno sorvegliato e valutato il benessere materno fetale senza interferire con la natura.

Una ri-nascita dove si è potuto assaporare a pieno il potere riparatore del parto, dove una Madre ha potuto risanare una ferita. Una nascita dove il Padre non ha dovuto assistere impotente a procedure violente verso la propria compagna ma dove ha potuto respirare a pieni polmoni la gioia della nascita.

Una nascita nella quale la protagonista si è sentita tale e dove può urlare al mondo di avercela fatta, con le sue forze, con l’aiuto del suo Bambino e del suo compagno di vita!

www.cogelemaree.it

fb: Casa Maternità Le Maree

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