Io, mamma di un bimbo prematuro

P1010029Stavo per entrare nel settimo mese quando, in un sabato pomeriggio di fine ottobre, sono iniziate le contrazioni.

Era la mia prima gravidanza, quindi non avevo esperienza di nulla, ospedale compreso, visto che fino a quel momento ero stata benissimo.

Il ricovero, le flebo, le punture per lo sviluppo polmonare.

Fermate contrazioni e dolori, dopo qualche giorno sono tornata a casa.

Dovevo mettere dei cerotti a base di nitroglicerina, che avevano il compito di contrastare le contrazioni, ma a parte quello la mia vita ha ripreso lo stesso ritmo di prima.

Avevo in corso un trasloco e stavo ancora lavorando.

Tutto è andato bene fino a quando, smessa la cura con i cerotti, come da prescrizione medica, la pancia si è indurita come il cemento e il 26 Novembre, esattamente un mese prima del termine previsto per il parto, ho rotto le acque.

Nella mia mente quel mese di gestazione in meno era sinonimo di tragedia.

Sono arrivata all’ospedale praticamente terrorizzata perché avevo paura che ci fossero dei problemi per il mio bambino.

Stava andando tutto al contrario di come me lo ero immaginato.

Mancava un mese, avevo dolori fortissimi e il bambino era podalico, quindi avrei dovuto fare un cesareo.

Avevo paura.

36 settimane è sinonimo di nascita pre termine, di bambino prematuro.

Sono entrata in sala operatoria con la convinzione che Alessandro sarebbe stato portato in patologia neonatale.

Eppure non è stato così.

Quando mi sono svegliata dall’anestesia in fianco al mio letto c’era un fagottino azzurro che dormiva pacifico.

Aveva due guanciotte rosa da mangiare di baci.

Gambe e braccia non riempivano la tutina misura 0 (allora la misura più piccola).

L’ho portato a casa con me, alle mie dimissioni, 2,500 g di amore, per un po’ di tempo non ha dormito nella culla perché era troppo grande per lui, ma che da subito ha avuto una vita identica a quella di un bambino nato a termine.

Non ha mai avuto bisogno di cure, di fisioterapia, di attenzioni particolari.

Potrà avere problemi di apprendimento a scuola, i prematuri a volte hanno delle difficoltà” mi era stato detto.

Nessun problema neppure a scuola.

Noi siamo stati fortunati e sono perfettamente cosciente che ci sono bambini che nascono pretermine che hanno un percorso diverso dal nostro, ma sono altrettanto consapevole del fatto che la parola “prematuro” faccia paura. A me, allora, quando ho rotto le acque, l’ha fatta.

Niente di più sbagliato e di più stereotipato, ve lo garantisco, anche un bambino prematuro può, da subito, vivere la stessa vita che avrebbe vissuto se fosse nato il giorno del termine previsto per il parto.

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