Le mie due avventure

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Due figli, due gravidanze, due avventure completamente diverse.

36 settimane lui, 39 e mezzo lei.

Insomma…in totale75 settimane di gravidanza! (Oddio che impressione!)

Gravidanza perfetta per lui, un calvario per lei.

Almeno così lo racconto quando me lo chiedono, anche se a pensarci bene…

Lui non è nato a termine, è nato esattamente 1 mese prima.

Ho rotto le acque all’improvviso, appena entrata nella 36 settimana, la prima notte che abbiamo dormito nella casa nuova.

Eh già perché a cavallo tra l’ottavo e il nono mese è normale mettersi a fare trasloco.

Beh, io l’ho fatto, nell’altra casa la culla proprio non ci stava.

Che la coppia che è andata ad abitare in quell’appartamento dopo di noi ci abbia vissuto tranquillamente fino al compimento del primo anno del loro pargolo, esattamente come la coppia dopo di loro, beh..è un piccolo dettaglio insignificante.

Che poi tra il settimo e l’ottavo mese sia stata ricoverata perché avevo le contrazioni e che dovessi mettere dei cerotti a base di nitroglicerina (sì proprio lei, quella delle bombe) per evitare le contrazioni non vuol dire che non potessi continuare a lavorare e, contemporaneamente, ad organizzare il trasloco.

E infatti ho lavorato fino al venerdì e il sabato notte ho rotto le acque.

Che bambino bravo!! Ha aspettato che portassi a termine tutti i miei impegni lavorativi.

No, molto più prosaicamente…si è stufato!

Si è stufato di essere sballottato da una parte all’altra, si è stufato di partecipare all’inscatolamento di un intero appartamento, si è stufato di essere schiacciato da scatole e scatoloni che quella debosciata di sua madre si ostinava a sollevare incurante dell’ospite che aveva dentro di sé.

36° settimana, 2720 g di amore puro, tecnicamente un bimbo prematuro perchè nato ante termine di un mese esatto, ma il fatto che me lo abbiano messo nella culla a fianco del letto, che non abbia mai avuto bisogno di cure particolari e che l’abbia portato a casa con me alle mie dimissioni, mi fa scordare questo “particolare”.

Lei, dal canto suo, deve avere visto tutta questa scena, quando ancora giocava tranquilla tra gli angioletti del cielo e deve aver pensato “adesso ci penso io con quella là, mica voglio subire quello che ha passato mio fratello, poverino”.

Detto, fatto.

Dall’ottava settimana di gravidanza mi sono divisa tra divano, letto e ospedale.

Ah no, questa volta altro che traslochi…

Ho avuto di tutto, mi hanno detto di tutto, sembrava che la mia bimba non dovesse nascere, ogni volta mi fissavano un traguardo da raggiungere e quando lo raggiungevo non era mai sufficiente, ne fissavano uno diverso.

E invece noi due ci siamo intese subito: io ferma e tranquilla, lei altrettanto, accoccolata dentro di me.

In tutte le ecografie lei stringeva con la manina il cordone ombelicale come volesse dire “io di qui non mi muovo”.

E’ nata alla 39 settimana e mezzo!! Altrochè “speriamo in bene Signora, preghi perché è l’unica cosa che può fare, al limite è giovane ne farà un altro” (sì alla vigilia di Natale mi è stato detto anche questo da una dottoressa senza scrupoli).

Bene, è nata, è sana, stiamo bene entrambe…adesso posso rilassarmi e tornare nella mia dimensione di mamma, che gioca, che ride, che scherza e che fa la lotta anche con lui, il mio ometto, un po’ trascurato in questi 9 mesi a causa delle mille limitazioni.

Possiamo anche  giocare a calcio in sala, in barba a tutti i divieti che ho sempre messo.

Ecco…20 giorni…la tregua è durata 20 giorni.

Poi, quando Cecilia non aveva ancora 3 settimane, la varicella ha calato l’asso di briscola.

Alessandro a pois è stato trasferito in quarantena dai nonni ed io ho fatto la spola tra casa nostra e casa loro, tra lei e lui.

Anche la depressione post portum che bussava alla mia porta, vista la situazione, si è spaventata e ha fatto dietrofront  e deve aver pensato una cosa più o meno così “No, qui è meglio scappare, io una tipa così non so se sono proprio in grado di reggerla”.

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