fonte inchieste.repubblica.it

L’estate è ormai praticamente arrivata, fa caldo, pian piano ci siamo levate i vari strati di vestiti, invernali prima e “a cipolla” poi, che ci hanno protette per tanti mesi.

Che bello sentire l’aria fresca della mattina sfiorarti la pelle! E’ una sensazione così piacevole! Certo nelle ore calde però si cerca solo l’ombra e nei mesi che verranno neanche questa basterà. Per permettere alla mia pelle di respirare il più possibile prediligo tessuti naturali o quanto meno realizzati con fibre artificiali.

Da anni ho deciso di non indossare fibre sintetiche e sono ormai diventata un’esperta nel riconoscerle. Se ho dei dubbi al momento di comprare un capo d’abbigliamento non esito un secondo nell’andare a leggere l’etichetta interna. Qui infatti sono riportate tutte le informazioni sulla composizione del capo. Da come lavarlo per preservarlo al meglio e la sua provenienza.

Facciamo un po’ di chiarezza sui vari tessuti, naturali e non, presenti in commercio per quanto riguarda l’abbigliamento.

I tessuti naturali sono ottenuti da fibre presenti in natura, cioè animali e vegetali. Quelle animali più usate per l’abbigliamento sono:
– lana
– seta
– pelle
Le fibre vegetali più usate invece sono:
– cotone
– lino
– canapa
– iuta

Vengono definiti tessuti naturali perché la lavorazione a cui vengono sottoposti non ne altera la struttura.

Prendiamone in esame alcuni:

  • Il cotone, in assoluto il più utilizzato, ha molteplici qualità; è traspirante, quindi perfetto in estate, resistente, lavabile a qualsiasi temperatura, ma può ristringere un poco.
  •  Il lino è perfetto nella stagione calda in quanto traspirante. Unica pecca che si stropiccia molto ed è difficile da stirare. Perci ma alla fine è una buona scusa per non stirarlo affatto!

LE FIBRE CHIMICHE SI DISTINGUONO IN ARTIFICIALI E SINTETICHE

Le fibre artificiali sono quelle ricavate dalla lavorazione di materie prime naturali. Subiscono dei trattamenti chimici per arrivare alla fibra finita, ma almeno il materiale di origine è naturale. Lo sono ad esempio la viscosa, che viene prodotta a partire dal legno, o anche dal cotone; il lyocell, il cupro, l’acetato e il modal ottenuti dalla cellulosa mediante diversi tipi di lavorazioni.

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  • Il lyocel, ad esempio, che personalmente ho scoperto con l’acquisto del mio pantalone preferito. E’ traspirante ed ha un bellissimo aspetto liscio e lucido. Basta lavarlo massimo a 40 gradi per mantenerne queste caratteristiche.
    La viscosa può essere lavata sia in lavatrice che a mano, ma attenzione! Sarà bene mettere il nostro capo di abbigliamento in ammollo in acqua fredda con detersivo per bucato a mano delicato e muoverlo delicatamente. Non strizzatelo una volta sciacquato poiché rischiereste di strapparlo, lasciatelo sgocciolare dopo averla eliminato l’acqua in eccesso. Stesso rischio si corre con il lavaggio in lavatrice, perciò ponete il vestito in una retina apposita per indumenti delicati e procedete con un lavaggio delicato in acqua fredda.

 

Le fibre sintetiche derivano invece da polimeri sintetici, in altre parole sono derivate dal petrolio! Per quanto riguarda l’abbigliamento le troviamo nel tessuto acrilico, nel poliammide anche detto nylon, nel poliestere e nell’elastam.

  • Acrilico: risulta caldo, soffice e morbido. Resiste agli agenti atmosferici, non si stropiccia e non si ristringe al lavaggio.
    Poliammide: resistente ed elastico, riconoscerete facilmente un capo di questo materiale una volta tirato fuori dalla lavatrice perché vi sembrerà quasi asciutto grazie alla sua bassa capacità di assorbire l’acqua.
    Poliestere: lo troviamo spesso unito a seta, cotone e viscosa. E’ indeformabile e inattaccabile da microrganismi.
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Elastam: serve per rendere elastici i tessuti; è presente sempre nei capi elaticizzati in minima percentuale.
Sembrerebbero tessuti perfetti quelli realizzati con fibre sintetiche. Non dobbiamo stirarli e non si deformeranno neanche dopo 10 anni di lavaggi. In realtà non è tutto oro quello che luccica. Ricordiamo che derivano dal petrolio. Si tratta infatti di materiali non biodegradabili, dunque inquinanti per l’ambiente. Essendo ricavati ex novo da sostanze chimiche si ipotizza anche una pericolosità dal punto di vista delle allergie della pelle per i coloranti usati. Alcune fibre poi sono altamente infiammabili e capaci di fondersi se incendiati, provocando grandi ustioni. Non a caso quando capto la sinteticità di un tessuto sono solita dire: “quel capo d’abbigliamento brucia solo a guardarlo!”.

Da oggi, se vedrete una tipa che rovescia vestiti per leggere etichette, sappiate che non sta facendo nulla di strano!
Buoni acquisti in previsione dei saldi estivi!
Chiara Gobbi

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