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È incredibile come il tempo possa scorrere così velocemente, quando si diventa genitori. Dalla nascita di mio figlio è trascorso quasi un anno (mancano pochi giorni): un anno bellissimo, stancante, difficile, a cui nessun corso potrà mai preparare, perché imparare ogni giorno una cosa nuova è l’unica via.
Un anno fa in questi giorni preparavo le ultime cose per l’ospedale, lucidavo casa per l’arrivo di mia madre (venuta in mio aiuto) e non avevo la più pallida idea di cosa significasse essere mamma. Per uno strano caso, non avevo potuto frequentare il corso pre-parto, per cui non avevo ben chiaro cosa mi aspettasse e soprattutto al pensiero dell’allattamento mi dicevo: “Chissà se saró in grado? chissà se avrò latte a sufficienza?” – insomma ero completamente all’oscuro di tutto, e questo è stato un bene.
Alla nascita di mio figlio, dopo avermi sistemata e fatto il bagnetto al piccolo, l’ostetrica mi portò in una stanza attigua alla sala parto, mi fece accomodare in una comoda poltrona, mi porse il bimbo tra le braccia e come per magia lui inizió a ciucciare voracemente, di fatti la sera stessa ebbi la montata lattea. Vederlo nutrirsi così e crescere più di quanto ci si aspettasse, mi ha dato la carica e lo sprone per continuare, e se sono riuscita, devo tanto a mia madre e alla nostra pediatra che mi hanno sempre supportata, spiegandomi che, anche quando il seno sembrava più vuoto, in realtà si stava preparando per portare una quantità maggiore di latte per l’aumentata richiesta da parte del bimbo.
Io sono stata fortunata, altre mie amiche no. Purtroppo sono ancora tanti gli ospedali dove la cultura dell’allattamento è assente, parlo con cognizione di causa, avendo visto, bimbi dimessi da subito con l’aggiunta serale e pediatri che “se il neonato stenta a dormire ha fame, gli dia l’aggiunta!”. Niente di più sbagliato, è vero che il latte materno sazia meno e quindi i bimbi hanno bisogno di poppate più ravvicinate, ma il latte artificiale non è la soluzione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l’allattamento materno almeno fino al sesto mese di vita, pediatri coscienziosi si spingono fino all’anno di età o oltre (senza esagerare). Ricordo perfettamente, che ai miei dubbi di mamma, la pediatra rispose che dando il mio latte stavo facendo il bene di mio figlio. Una frase di grande conforto.
Certo come dico sempre, questo è avvenuto perché ho vissuto e vivo quest’esperienza in totale tranquillità (lavoro da casa), e perché non ho vissuto la faccenda come una “catena”, come spesso mi è stato detto da chi non approva, non ha avuto o non concepisce minimamente l’allattamento. Accade anche che il latte non arrivi o non sia davvero abbastanza, non è colpa di nessuno. Ciò che voglio passi con questo post, in questa Settimana Mondiale dell’Allattamento (promossa dal WABA World Alliance for Breastfeeding Action dall’1 al 7 ottobre 2015) è che: qualora il latte ci sia, si debba tentare a tutti i costi di allattare, fa bene ai nostri figli, è un alimento completo e fa bene all’umore e alla nostra salute. In caso di dubbi, non bisogna perdersi d’animo, le LecheLegue ha consulenti in tutta Italia che sono prontissime a rispondere a qualsiasi quesito sull’allattamento.
Oggi Davide mangia tutto, ma a colazione e prima di fare la nanna, lo allatto ancora. Questi momenti sono preziosi: adesso mi guarda dritta negli occhi, mi accarezza il viso o gioca con le mie mani e i miei capelli, addormentandosi dolcemente. Una sensazione di pace e protezione, il nostro momento perfetto.

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