Ho sempre pensato che ai bambini bisognasse creare interesse, che dovessero essere indirizzati, in qualche modo “educati” alle arti.

Per mia fortuna sono riuscita a passare a mia figlia ciò che mia mamma mi ha tramandato. L’amore per la lettura in primis e per tutto ciò che riguarda la creatività ed il sapersi arrangiare con i propri mezzi. Perché, che ci crediate o meno, anche quella è arte.

Devo ammettere che in questo senso non ho faticato molto in quanto Maya sembra essere nata già predisposta verso la creatività. Sarà il segno zodiacale, sarà che ha sempre visto intorno a sè persone interessate alla musica, alla lettura, alla pittura, ma tutto ciò che fa in questo campo appare molto, forse troppo naturale.
Arrivare a vederla compiere 4 anni e sapere che è perfettamente in grado di usare una reflex, di dipingere su tela, di essere interessata ed attenta a mostre, foto e libri mi rende estremamente orgogliosa.

Con lei la noia non si sa cosa sia. Il suo mondo ha qualcosa di particolare. Ha quegli occhietti furbi e vispi che non saprei descrivere, interessata al mondo, alle persone soprattutto in maniera quasi “maniacale”.  Naturalmente è ancora una bimba, quindi è ugualmente interessata a TV, cartoni animati e tablet, ma sono soprattutto i giochi di creatività, di ruolo (anche complessi), quelli che la interessano maggiormente.

Credo fermamente che sia compito dei genitori indirizzare i figli verso il mondo esterno. Io, ad esempio, il giorno del mio compleanno, ho portato con me Maya a vedere l’ormai conosciutissima “Klimt experience”. Per tutto il tempo ho visto i suoi occhietti brillare e guardare interessati ogni minimo fotogramma dei quadri proiettati all’interno della chiesa di Santo Stefano Al Ponte. Poi, mentre scattavo foto, sentendomi tirare per un braccio mi sento dire: “Mamma, questa cosa è bellissima!“. Da lì ho capito che sto percorrendo la strada giusta.

Lo stesso sguardo meraviglioso l’ho visto mentre sfogliava un enorme libro di fotografia. Sapeva perfettamente cosa stava cercando. Guardava alla svelta le foto dei paesaggi e si soffermava la maggior parte del tempo sui ritratti e sulle persone. La stessa cosa succede quando ha lei la macchina fotografica nelle mani. Sono le espressioni, le pose, gli occhi ed il viso ciò che le interessa. Preferisce quando chi viene fotografato da lei, la guarda, quasi a cercare quell’espressione perfetta che lei aveva in mente.


A volte vedo la sua necessità di esprimersi.

Arriva in camera dove tengo le tele, prende i pennelli ed “apparecchia”. Inizia a creare, guarda, si ferma, poi ricomincia. Associa i colori, mi dà spiegazioni su ciò che fa. Oppure prende le forbici, la colla ed inizia a tagliare strisce, pezzetti e ad incollarle con una sua logica, finché non si stanca. Poi ripone tutto in ordine per usarlo la volta successiva.


Probabilmente è un’analisi troppo azzardata delle idee di mia figlia. Probabilmente qualsiasi maestra, pedagoga o psicologa potrà dirmi che ogni bambino a questa età ha gli stessi comportamenti. Però a me sembra che lei giorno per giorno aumenti il suo quoziente artistico.
Spero vivamente che Maya non perda mai questa vena pazza, perché penso che con la creatività si possa ancora vivere.

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