unnamed-1Tutte le coppie aspettano con ansia e trepidazione la nascita del proprio bambino.
Sono mille i quesiti che ci poniamo quando immaginiamo di calarci nel ruolo di genitori!
Una nuova realtà ci aspetta ed è giusto documentarsi per vivere il più consapevolmente possibile questa grande avventura!
Possiamo avere come modello di riferimento il tipo di educazione che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia di origine. Trovo importante però che ognuno si senta libero di approcciarsi alla genitorialità senza particolari preconcetti o schemi mentali.
Io ho avuto la fortuna di avere una mamma straordinaria che è riuscita ad ascoltare sempre i bisogni di noi quattro figli e a rapportarsi con noi usando l’empatia.
Per questo ho voluto adottare la stessa metodologia anche con il mio piccolo Edo, volendo stabilire da subito con lui un rapporto ad alto contatto.

Purtroppo molte persone sono vittime di vecchi preconcetti e si sentono in dovere di dispensare i consigli più disparati. Ad esempio è facile sentire frasi come: “Non tenerlo in braccio, così lo vizi!” Oppure: ” Fallo piangere se vuoi che diventi autonomo”. Questi sono solo alcuni dei luoghi comuni con i quali possono scontrarsi le neo mamme. unnamed-2

È indispensabile essere consapevoli del fatto che il contatto pelle a pelle richiesto dal nostro bambino non è un vizio o un capriccio ma, al contrario, si tratta di un bisogno e di una vera e propria esigenza. Avere la necessità costante del calore della madre è del tutto naturale per un neonato, soprattutto nei primi mesi vita. Se ci ragioniamo possiamo renderci conto che in effetti per tutta la gravidanza il feto si trova in una realtà perfetta in cui tutti i suoi bisogni sono soddisfatti senza che debba richiedere niente. Una volta trovatosi improvvisamente fuori dal ventre materno deve essere la madre a garantirgli la continuità di questa sicurezza.

Personalmente io e mio marito abbiamo optato da subito per il cosleeping . Condividere il lettone ci è sembrata una cosa naturale anche per favorire le poppate notturne e riposare con più serenità cuore a cuore (una valida alternativa a ciò è il Side-Bed).
Consiglio l’interessante lettura di Alessandra Bortolotti “I cuccioli non dormono da soli” che aiuta a contestualizzare l’argomento del sonno condiviso. Un argomento che ancora troppo spesso è considerato erroneamente un vizio.
Si potrà così capire che i risvegli sono fisiologici nei primi tre anni di vita e che sono legati allo sviluppo del loro sistema nervoso.
Per questo lasciar piangere il bambino affinché “impari” a dormire da solo è inutile e stressante.

Viviamo in una società in cui i ritmi frenetici ci impongono di cercare al più presto di “programmare” il nostro bambino affinché le sue esigenze interferiscano il meno possibile con la nostra routine. Invece dovremmo imparare ad ascoltare ed accogliere i suoi bisogni. Per questo è importantissimo che la madre non venga lasciata sola nell’accudimento del neonato i primi tempi e che le vengano offerti aiuti che la possano sgravare dalle incombenze giornaliere. In questo io sono stata davvero fortunata perchè mio marito è un Super papà e un bravissimo Tutto Fare!unnamed-3

Un altro modo per permettere ai genitori di restare in contatto pelle a pelle con il neonato durante l’arco della giornata è l’uso della fascia. Ci sono tantissimi corsi di BabyWearing dove si possono imparare vari metodi e legature. Ciò permette alla mamma di avere le mani libere e di poter essere più dinamica mantenendo però il legame con il piccolino. I bimbi tenuti a stretto contatto o portati in fascia sono più tranquilli e riposano meglio. Possono stare vicini ai genitori con i quali creano da subito un forte attaccamento oltre ad avere i bisogni primari immediatamente soddisfatti. Purtroppo quando Edo era piccolino non conoscevamo il BabyWearing e per questo mi sono “fatta i muscoli” tenendolo in braccio tante ore al giorno. Sicuramente con il prossimo figlio userò questo metodo e la mia schiena mi ringrazierà!

Un’altra lettura interessante che mi sento di consigliarvi è “Besame mucho” di Carlos Gonzales. È un libro che spinge a porsi varie domande e a mettere in discussione i luoghi comuni dei quali sono vittime i comportamenti naturali dei bambini.
Io ho tratto da esso importanti conclusioni.
Credo che l’autonomia sia un’importante conquista che i nostri figli acquisiranno quando si sentiranno pronti.
Avere un porto sicuro in cui sapere di poter fare ritorno e su cui contare renderà, appunto, il bambino più sicuro di sè . Ricevere amore, affetto e rassicurazione tramite l’alto contatto condizionerà positivamente il bambino per tutta la sua vita. Sarà un adulto autonomo, ottimista e capace di amare gli altri.

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