A chi non è mai capitato di desiderare  di vivere in un contesto totalmente diverso da quello al quale si è abituati?


Ogni tanto balena a tutti l’idea in testa di “cambiare vita” e di immergersi in una cultura nuova e tutta da scoprire.

Nel mio caso, improvvisamente, è successo davvero!

Ed è accaduto proprio l’anno dopo essere diventata mamma.

Vivremo quattro anni in un paese  che, oltre ad essere molto particolare ed affascinate, si discosta totalmente per usi e costumi dal modo di affrontare la vita europeo.

Sto parlando della Repubblica Del Congo, che si trova proprio nel cuore dell’Africa.

Un bel cambiamento, soprattutto se, come nel mio caso, sei abituata ad abitare nel pieno centro storico della meravigliosa Firenze!

Però a noi le sfide piacciono e, dopo i naturali punti di domanda iniziali, abbiamo deciso di cogliere la palla al balzo e di vivere al meglio questa esperienza.

Quando si hanno figli piccoli le ansie non mancano mai, inutile negarlo. Proprio per questo è stato indispensabile valutare la situazione medica privata del posto (quella pubblica non è raccomandabile) oltre che avvalerci di un’assicurazione sanitaria che ci potrà coprire durante tutta la nostra permanenza in Congo.
Un altro importante step è stato il percorso al centro delle vaccinazioni internazionali. Per entrare in questo paese si deve  esibire, insieme al passaporto, il libretto sanitario.  Esso deve comprendere la vaccinazione per la febbre gialla che è l’unica obbligatoria (noi,però, abbiamo fatto anche quelle consigliate ma non ostative alla partenza).

Rivolgersi al personale medico competente in malattie tropicali è indispensabile per chi intraprende un viaggio come il nostro.

Un altro scoglio che abbiamo dovuto affrontare è stata la separazione momentanea dal papà! Mio marito, infatti, è partito quasi due mesi prima di noi.

Non ci era mai capitato di stare lontani per più di qualche giorno, per cui temevo molto questo distacco.

Non è stato affatto facile, soprattutto per lui, laggiù, che sentiva tantissimo la mancanza del nostro Edo. Perché, si sa, i bimbi in un paio di mesi cambiano tantissimo facendo grandi progressi che nessun genitore vorrebbe mai perdersi.

Comunque ben presto ho scoperto che l’organizzazione di un trasloco intercontinentale con un bambino di un anno al seguito mi avrebbe risucchiato tantissime energie e velocizzato inesorabilmente lo scorrere del tempo.
Via, via che la data della partenza si avvicinava si avvicendavano in me sentimenti contrastanti. Emozione, trepidazione ed un pizzico di ansia mi hanno accompagnata nelle ultime settimane prima del viaggio.

Comunque vedere Edo gettarsi fra le braccia di suo padre in aeroporto è un’emozione che non scorderò mai e che mi ha davvero alleggerito il cuore.

La Repubblica del Congo è un Paese indubbiamente affascinante ma bisogna prestare molte più attenzioni rispetto a quelle alle quali siamo abituati in Italia.

Con un bimbo di un anno e le preoccupazioni sono  amplificate ma, partendo senza particolari aspettative, posso affermare che siamo rimasti piacevolmente stupiti da come, da subito, ci siamo adattati alla nuova routine della nostra vita congolese.

Ho imparato a tenere sempre con me, soprattutto quando siamo fuori, spray anti zanzare e disinfettante per le mani. È importante che alcune semplici norme igieniche vengano rispettate. Togliersi sempre le scarpe prima di entrare in casa e non lavarsi i denti con l’acqua corrente sono due consuetudini nuove per me. Così come abituarmi al fatto che ogni tanto può mancare la luce o l’acqua per qualche minuto (ma può succedere che salti anche per parecchie ore).

Quando è capitato la prima volta ero sola in casa con Edo -qui fa buio alle 18,00- e, invece di  spaventarci, abbiamo giocato al campeggio.

Inizialmente devo ammettere che mi sembravano problemi insormontabili proprio perché alcune comodità per noi europei sono basilari e scontate.

Ciò che mi sta facendo aprire gli occhi è confrontarmi con il modo di vivere degli autoctoni.

Come posso lamentarmi di qualsiasi cosa quando per la strada vedo i ragazzini appostati sotto i lampioni pubblici impegnati a cercare la luce necessaria per studiare e fare i compiti? A casa non hanno l’elettricità e non possiedono il frigorifero o la tv.  Probabilmente, non conoscendole non sentono neanche la mancanza di queste comodità.

Da quando sono qui sto imparando ogni giorno qualcosa. Non nascondo che, molto spesso, ciò che mi sta intorno serve a ricordarmi di quanto debba essere grata alla mia buona sorte. Perché ho tanti privilegi e sicurezze troppo spesso date per scontate. Per noi molte cose sono talmente basilari (elettrodomestici , assistenza medica valida..) da non credere nemmeno che possano mai venire a mancare.

Francesca T.

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